PESCARE CON LA PASTURA

PESCARE CON LA PASTURA: Posto stupendo, giornata soleggiata, acque limpide, ma poche catture… una contraddizione, non trovate?

PESCARE CON LA PASTURA: oggi vogliamo iniziare il nostro articolo con questa citazione di A.K.Best: “La pesca è andata bene; sono le catture che sono andate male”. A chi non è mai capitato almeno una volta di trovarsi in questa situazione?

Posto stupendo, giornata soleggiata, acque limpide, ma poche catture… una contraddizione, non trovate? Eppure alcune giornate di pesca, nonostante le condizioni perfette, terminano con un bottino abbastanza avaro. Si torna a casa col bicchiere mezzo pieno, lasciando il fiume con un semplice interrogativo… ma dove erano i pesci? Difficile dare una risposta a questa domanda, tantissimi sono i fattori che possono aver influito sulle poche catture del giorno.

Tuttavia, c’è un elemento che spesso riesce a dare una svolta alla nostra sessione di pesca dal negativo al positivo, quale? La scelta dell’esca! L’esca usata più frequentemente nella pesca alla passata è il bigattino: facile da reperire, innescare e da utilizzare come pastura. Se a queste caratteristiche, aggiungiamo il fatto che si tratta di un’esca amata da quasi tutte le specie ittiche d’acqua dolce, è evidente il motivo per cui vada per la maggiore. È anche vero però che spesso il bigattino, nonostante il suo potenziale, non renda come dovrebbe e venga sovrastato da esche meno rinomate come un fiocco di pane, un chicco di mais o del semplice sambuco. Come mai? Cosa succede? Come mai in certe giornate le esche alternative hanno la meglio sul bigattino?

PESCARE CON LA PASTURA: FATTORE CLIMA

Molto probabilmente la risposta è più semplice di quello che si possa supporre, ma non potendo comunicare con i pesci, ci atteniamo a formulare delle ipotesi personali… forse uno dei motivi che potrebbe incidere è l’uso eccessivo dei bigattini da parte dei pescatori locali.

Ci siamo sempre chiesti, ma se fossimo in un hotel in cui il menù proposto ogni giorno è hamburger con patatine, dopo quanto tempo ci verrebbe la nausea al solo pensiero di mangiare sempre lo stesso piatto? Personalmente non riusciremmo a resistere per più di due giorni… e sicuramente davanti a questa monotonia culinaria, potremmo arrivare ad apprezzare di più un semplice piatto di riso bollito. E se anche i pesci si trovassero in questa situazione? Potrebbe sembrare una follia, eppure in certe giornate abbiamo provato a pescare un pesce dietro l’altro con un semplice fiocco di pane, lasciando chi pescava coi bigatti un punto interrogativo stampato sul volto.

A parte questa supposizione forse un po’ fantasiosa, c’è un elemento che sicuramente secondo noi incide sul fattore esca: il clima! Agosto è il mese più caldo dell’anno, le temperature dei fiumi sono arrivate al massimo, le piogge non sono intense come in autunno, perciò i livelli dei fiumi sono bassi, l’acqua è meno ossigenata e l’apatia dei nostri avversari diventa davvero intensa, soprattutto in giornate molto calde ed afose. Ecco che in queste condizioni il cambio dell’esca può essere un buon asso nella manica di ogni pescatore.

L’ESCA ALTERNATIVA

Uno dei risultati più interessanti, che abbiamo avuto utilizzando esche alternative, è sicuramente l’uso degli impasti. Intendiamo come impasti l’utilizzo della pastura come esca unita alla tecnica della passata. Una pesca un po’ strana, perché si tratta di una passata al limite il cui obiettivo è mantenere l’esca il più radente possibile verso il fondo. Le catture più frequenti sono sicuramente i pesci che amano grufolare sui fondali dei fiumi, parliamo principalmente di carassi, barbi, breme, carpe, tinche, ma anche i cavedani si lasciano ingannare da questa tecnica. Ovviamente il tutto nasce da una semplice considerazione, se ai nostri avversari piace la pastura che lanciamo come richiamo, perché non utilizzarla come esca?

PESCARE CON LA PASTURA: L’INNESCO

A questo punto sorge spontanea una domanda: come innesco la pastura? Siamo sicuri che regge sull’amo? Sono le stesse domande che ci siamo posti noi, quando abbiamo utilizzato per la prima volta questa pastura e via via col tempo siamo riusciti a trovare la giusta consistenza che rende la pastura modellabile, ma nello stesso tempo resistente per una o più passate. Ma, andiamo con ordine! Vi sono tre fattori da considerare quando vogliamo utilizzare questa tecnica.

Innanzitutto, è fondamentale scegliere una pastura gradita ai pesci presenti in quel determinato spot. Questa considerazione può apparire banale, ma se i pesci sono abituati ad un certo tipo di pastura, arrivare sul fiume e proporne un’altra sarebbe del tutto controproducente e sicuramente non otterremmo lo stesso numero di abboccate. Per cui, il nostro consiglio è di valutare sempre quali pasture sono usate maggiormente dai pescatori locali e utilizzare quelle come esca.

IL POTERE LEGANTE DELLA PASTURA

Passiamo al potere legante della pastura. Ovviamente questo va in base agli ingredienti con cui viene costituita. Le pasture da fondo, utilizzate per la pesca a ledgering con il sistema method feeder, sono sicuramente le più idonee. Per aumentare la tenuta della pastura sull’amo, generalmente aggiungiamo del pane grattato o della farina bianca che aumenterà il suo potere legante e ci permetterà di effettuare un innesco più duraturo e realizzare diverse passate. Per procedere con questa aggiunta, semplicemente usiamo un contenitore a parte dedicato esclusivamente all’innesco.

Terzo fattore, forse il più importante, riguarda come inumidire la pastura. È fondamentale, infatti se per errore dovessimo sbagliare la quantità di acqua, diventerebbe impossibile effettuare l’innesco. Pertanto, il nostro consiglio è aggiungere poca acqua alla volta fino ad ottenere la giusta consistenza. L’innesco sull’amo non deve essere a pallina, ma sarebbe meglio scegliere una forma irregolare. Una volta lanciata si sfalderà durante la passata e rilascerà alcune piccole particelle che richiameranno sull’esca diversi pinnuti e sarà più facile vedere delle abboccate.

PESCARE CON LA PASTURA: FATTORE CORRENTE

Come già accennato, l’obiettivo di questa tecnica è cercare di appoggiare il più possibile l’esca sul fondo, tenendo però sempre in considerazione la forza della corrente presente nello spot. Ed è qui che entrano in gioco due elementi importanti: la tipologia di segnalatore e la quantità di piombo da utilizzare. Per cercare di mantenere il più possibile l’esca sul fondo, occorre utilizzare galleggianti di portata adeguata alla velocità della corrente.

Abbiamo riscontrato che, per effettuare correttamente una buona trattenuta dell’esca, occorre sempre utilizzare segnalatori di portata maggiore rispetto alla velocità della corrente. Con il termine “portata maggiore”, intendiamo il doppio di quanto serve per stare in pesca. In pratica: se in uno spot è possibile stare in pesca con un galleggiante di tre grammi, dobbiamo pescare con un sei grammi per riuscire a tener ferma l’esca o farla scorrere lentamente verso valle. Se siete alle prime armi e volete provare ad utilizzare la pastura come esca, consigliamo di iniziare da corsi d’acqua che presentano una corrente lenta o addirittura assente.

Questo consentirà di prendere dimestichezza con l’innesco della pastura, di iniziare a comprendere il comportamento che avrà nella passata, della tipologia di abboccata e della conseguente ferrata. Inoltre, le correnti lente ci permetteranno di prendere confidenza con le estenuanti trattenute che sembrano semplici, ma richiedono sempre una certa costanza e tecnica per effettuarle correttamente. Per quanto concerne le acque veloci, consigliamo di utilizzare i galleggianti a vela che, a nostro avviso, sono nati e pensati per questa pesca… tutto un altro mondo che magari affronteremo in un secondo momento.

PESCARE CON LA PASTURA: LA MONTATURA

La montatura è molto semplice e deve rispettare una sola regola: mantenere l’esca più immobile possibile sul fondo. Per tale ragione, dobbiamo concentrare il piombo raggruppato in un unico punto, creando il cosiddetto bulk. Solitamente è da posizionare a circa 30/40 cm dall’amo. Ricordatevi, inoltre, che l’esca non deve mai pesare sulla portata del galleggiante, dovrà sempre appoggiare sul fondale. Sarà il bulk che tarerà il nostro segnalatore. è misurazione del fondale e alzare l’asticella del galleggiante in modo tale che il terminale risulti in parte o completamente appoggiato sul fondo.

Per questa pesca non si può andare per il sottile, i pesci che abboccheranno saranno sempre avversari di taglia e metteranno a dura prova tutta la vostra attrezzatura.

Per quanto riguarda amo e terminale, solitamente quando scegliamo questa tecnica imbobiniamo il mulinello con un buon 0,16 e leghiamo l’amo ad un terminale dello 0,14/0,12 FC in base alla diffidenza dei nostri avversari. L’amo deve essere a curva ampia del numero 10 o 8, in base alla dimensione dei bocconi.

LE ABBOCCATE

Le abboccate sono il vero fascino di questa pesca. Le partenze del vostro segnalatore sono pura poesia, autentiche fucilate che vi faranno salire l’adrenalina a mille. Troverete tutti i pesci degni di un book fotografico che sicuramente non vi faranno rimpiangere di aver provato questa particolare tecnica di pesca!

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